Il Nobel per la Letteratura 2024 alla coreana Han Kang

Buone notizie da questo articolo de “Il fatto quotidiano” di oggi, 10 ottobre 2024
La scrittrice Han Kang è premio Nobel per la Letteratura 2024: vi spieghiamo chi è l’autrice del provocatorio “La Vegetariana”
Han è la seconda più giovane vincitrice del Nobel dopo Rudyard Kipling che lo vinse nel 1907 a soli 41 anni ed è la 17esima donna premiata con il Nobel.
Di Davide Turrini
“Grazie, grazie, grazie”. È la scrittrice sud coreana Han Kang, da poche ore Premio Nobel per la Letteratura 2024, ed essersi espressa così succinta ed evocativa su X. Come spesso è capitato nell’ultimo decennio per quel che riguarda l’ambito letterario, l’Accademia di Svezia stupisce gli astanti. Quando nei giorni scorsi era uscito il nome dell’autrice del celebre La Vegetariana (2007) tra i papabili vincitori, molti esperti del settore ricordavano che i 53 anni la rendevano troppo giovane per ambire ad un premio così celebrativo di un’intera carriera. Han, comunque, è la seconda più giovane vincitrice del Nobel dopo Rudyard Kipling che lo vinse nel 1907 a soli 41 anni ed è la 17esima donna premiata con il Nobel. Han è figlia del romanziere Han Seung-won e dopo una raccolta di poesie pubblicata nel 1993, esordisce ufficialmente con la raccolta di racconti A Love of Yeosu nel 1995. Diversi romanzi e novelle si succedono fino a quando nel 2007 Han si afferma con il romanzo La vegetariana che le varrà nel 2016 il Man Booker International Prize per la narrativa e un successo planetario poi confermato con Lezioni di greco (2011), Atti umani (2013) e Il libro bianco (2016). “L’empatia di Han per le vite vulnerabili, spesso femminili, è palpabile e rafforzata dalla sua prosa carica di metafore“, ha affermato Anders Olsson, presidente del comitato Nobel nel conferire il premio. “Ha una consapevolezza unica delle connessioni tra corpo e anima, i vivi e i morti, e in uno stile poetico e sperimentale è diventata un’innovatrice nella prosa contemporanea”. Peraltro rimane vivido e curioso il dibattito sorto attorno al grande successo proprio di La vegetariana tradotto in inglese con diversi anni di ritardo rispetto alla pubblicazione coreana ufficiale.
La polemica nacque grazie a Tim Parks che criticò la traduzione di Deborah Smith. A lui seguì l’accademico Charse Yun che oltre a sottolineare errori compiuti nella traduzione su singole parole, suggerì l’analogia di immaginare lo stile semplice e contemporaneo di Raymond Carver guarnito con la dizione elaborata di Dickens. La traduttrice rispose ammettendo la propria libertà creativa: “Poiché non esiste una traduzione veramente letterale non può esistere una traduzione che non sia creativa”. Ma oltre al come lo fa, di che parla La vegetariana? È la storia di una giovane che nell’indifferenza del marito e dopo la ferrea disciplina paterna subita per anni con l’ingrasso da cibo, smette di mangiare carne, pesce e latticini. Più che vegetariana, insomma, la protagonista del libro diventa vegana. Una “deviazione sociale” più intimamente spirituale che accidentalmente materialistica, che Han fa raccontare nel primo capitolo dal marito schifato della protagonista; nel secondo dal cognato, videoartista e pittore, invaghito di lei da tempo; infine dalla sorella (il libro fu originariamente pubblicato in tre parti separate ndr) per poi fare spazio ad una sorta di trasmutazione psicologica, tattile, fisica della protagonista in una pianta, ritorno ad uno stadio totalmente naturale dell’essere. Con Atti umani entra invece all’interno di altri corpi, quelli dei ragazzi di un corteo di protesta antigovernativo, corpi che vennero massacrati dai colpi mortali di militari a Gwangju, in Corea del Sud, nel maggio 1980 dopo il colpo di Stato di Chun Doo-hwan. Han ha sempre ricordato come Atti umani abbia tratto origine dal momento in cui il padre le mostrò un album di fotografie su quei terribili giorni.
La prosa di Han è indubbiamente sperimentale e innovativa sia dal punto di vista formale che da quello evocativo simbolico con numerose metafore, dimensioni figurative sognanti, poetiche e surreali, quasi fantastiche innestate nella crudezza della materia viva e reale. “Per me, i libri erano esseri semi-viventi che si moltiplicavano e ampliavano costantemente i loro confini. Nonostante i frequenti traslochi, potevo sentirmi a mio agio grazie a tutti quei libri che mi proteggevano”, ha ricordato la scrittrice in un’intervista. Mentre un’altra volta ha sottolineato di essere stata un’assidua lettrice di diversi autori coreani di libri per bambini, di Dostoevskij, Pasternak, Sebald, ma soprattutto dal racconto Sapyong Station del coreano Lim Chul-woo. Come ricorda il Guardian, c’è un libro di Han Kang che nemmeno l’accademia svedese sarà ancora in grado di leggere: nel 2019 Han è diventata la quinta scrittrice ad essere stata scelta per il progetto artistico Future Library dell’artista scozzese Katie Paterson. Paterson chiede a uno scrittore all’anno di contribuire con un manoscritto sui temi dell’immaginazione e del tempo, che vengono poi conservati in una stanza appositamente progettata in una foresta a Oslo. Nel 2114, 100 anni dopo il lancio del progetto, i suoi curatori taglieranno i 1.000 abeti norvegesi che erano stati piantati nel 2014 e stamperanno i testi, mai visti prima da nessuno, per la prima volta. In Italia i romanzi di Han Kang sono pubblicati da Adelphi.