Il miglior libro del terzo millennio? Per il NYT è “L’amica geniale”

 

Potrebbe sembrare un’impresa impossibile, e invece qualcuno l’ha fatto davvero: selezionare, tramite una giuria di ben cinquecento fra scrittori, letterati e giornalisti, i cento migliori libri del XXI secolo. E quindi, indirettamente, assegnare la palma al miglior libro del terzo millennio, Forse solo il prestigioso New York Times poteva riuscirci, senza timore di offendere alcuni dei più grandi nomi della letteratura mondiale che punteggiano la classifica.

Sveliamolo subito questo podio, anche per l’orgoglio che suscita in noi italiani: in cima alla pila troviamo infatti “L’amica geniale” della misteriosa – ma forse ormai non più di tanto – Elena Ferrante, alla quale gente del calibro di Stephen King, Claudia Rankine, James Patterson, Sarah Jessica Parker, Karl Ove Knausgaard, Roxane Gay, Marlon James, Jonathan Lethem ha attribuito il maggior numero di voti in assoluto. Fa un po’ impressione che alle sue spalle si siano piazzati giganti come Joan Didion, Cormac McCarthy, Jennifer Egan, Alice Munro, Donna Tartt, Ian McEwan, Jonathan Franzen e Philip Roth, ma tant’è. Il successo della Ferrante è globale e trasversale, se è vero che negli ultimi dieci anni le copie di questo romanzo erano letteralmente ovunque, e facevano capolino dalle borse di mezzo mondo, in spiaggia, sulla metro o in aeroporto.

Nel nuovo millennio, la cosiddetta “autofiction” si è imposta come categoria privilegiata e la Ferrante sceglie di declinarla con elementi riconducibili alle moderne serie TV, ma anche al feuilleton dei bei tempi andati. La capacità di “semplificare la complessità” rappresenta uno degli ingredienti principali del suo successo, insieme a una scrittura “audace, imprevedibile, tesa”, come l’ha definita il critico letterario Gianluigi Simonetti, che a proposito del suo stile ha evocato la sensazione di quando si corre in bicicletta sulla ghiaia.

Che il romanzo di Elena Ferrante abbia superato titoli come “Espiazione” di McEwan, “Le correzioni” di Franzen, “La strada” di McCarthy , “La macchia umana” di Roth, “Nemico, amico, amante” di Munro e “Gli anni” di Ernaux, la dice lunga sulla riuscita della sua scommessa e sull’immensa popolarità della scrittrice, alimentata anche da un alone di mistero (sempre meno fitto in realtà) sulla sua reale identità. Sembra ormai probabile che dietro lo pseudonimo di Elena Ferrante si nasconda in realtà la mano di Anita Raja e Domenico Starnone, che sono una coppia anche nella vita (lei traduttrice e lui scrittore). Ma come accade con tutti i libri che si amano, non abbiamo nessuna fretta di arrivare all’ultima pagina di questa vicenda. Ben venga un po’ di mistero, a tenerci col fiato sospeso e a trasportarci, almeno per un po’, in un’altra dimensione.