Giovanni Baroni, vita e passioni di un grande strutturista

“Sospeso tra il fastidio e l’orgoglio, su una cosa non avevo dubbi: avrei portato a termine quell’incarico a qualunque costo. Congedai Aurelio promettendogli che prima di sera avrebbe avuto i calcoli, poi mi chiusi nella mia stanza e mi rimboccai le maniche. Ancora non lo sapevo, ma la mia carriera iniziò proprio in quel momento.”

Giovanni Baroni, classe 1932, è uno dei primi ingegneri strutturisti italiani. Ha iniziato a lavorare il giorno stesso della sua laurea, e da allora non ha mai smesso. Era la fine degli anni Cinquanta e un Paese intero aspettava di essere ricostruito, liberato dai cumuli di macerie e dalla distruzione che la guerra aveva portato con sé. Giovanni si trovò al posto giusto nel momento giusto, rivelandosi da subito un professionista brillante e dotato di tutte le competenze che quella nuova fase richiedeva.

Prima con lo Studio BaCa, fondato all’inizio degli anni Sessanta con un gruppo di architetti e geometri, poi con Assostudio (1980) e infine con lo Studio BBM (2018) – attivo ancora oggi e guidato dalla figlia Cristina – Giovanni elaborò e portò a termine una serie di progetti edilizi e urbanistici di fondamentale importanza, sia in Italia che all’estero.

Fra questi, la riqualificazione del centro storico di Monza con la pedonalizzazione di alcune importanti arterie, il restauro del campanile del Duomo cittadino, la realizzazione dello Stadio Brianteo, la costruzione di numerosi edifici di culto, supermercati, istituti carcerari e case di riposo. Il grande progetto per un’ampia area adibita a parcheggi nell’Aeroporto di Malpensa 2000 è stato il coronamento di una vita dedicata al lavoro, da sempre la sua grande passione.

Passione per i calcoli, per tutto ciò che serve a progettare, a costruire, trasformando i sogni in realtà e aiutando chi ha bisogno con entusiasmo e generosità. Che si tratti di edifici o di relazioni, di importanti commesse o di opere di beneficenza, di un gruppo di lavoro o di una famiglia, non fa differenza. Perché, alla fine, la conclusione è una sola: “Ognuno possiede ciò che ha saputo donare”.

GIOVANNI BARONI, “COME HO COSTRUITO LA MIA VITA, IL MIO LAVORO, LE MIE PASSIONI”

A cura di Louisette Palici di Suni