Il Narratore Onnisciente: godersi lo spettacolo da un punto privilegiato

 

Prendete un classico dell’Ottocento, come I promessi sposi, Anna Karenina oppure Orgoglio e pregiudizio. C’è un particolare che accomuna questi capolavori assoluti della letteratura e che ai lettori più esperti non sfuggirà: la presenza di un narratore onnisciente in terza persona. Cosa significa esattamente?

Immaginate di essere i registi di un film, e di dover scegliere l’inquadratura migliore per far sì che lo spettatore si goda al massimo la vicenda, dalla più insignificante azione dei personaggi minori fino ai gesti, agli atteggiamenti e ai pensieri del protagonista. Addirittura, conoscendo in anticipo cosa sta per accadere. Dove posizionereste la vostra telecamera?

Sicuramente in una posizione che vi consenta di avere una visione d’insieme, magari dall’alto. Uno sguardo che abbracci idealmente tutto l’orizzonte.. Nulla vi sfugge degli eventi che state raccontando, e siete in grado di farlo capire agli spettatori/lettori ricorrendo, fra l’altro, a osservazioni e commenti sul carattere e sulle azioni dei personaggi.

Tutto questo grazie alla voce narrante, che usando la terza persona vi accompagna passo passo, prendendovi per mano dall’inizio alla fine: spiegando, commentando, anticipando i punti di svolta più importanti. Perché “vede” l’intera storia dipanarsi davanti ai suoi occhi ed è in grado di raccontarla al meglio.

Il ricorso al narratore onnisciente ha rappresentato la regola per secoli, basti pensare all’Iliade di Omero in cui chi scrive conosce praticamente tutto: dei, eroi e perfino i particolari dei duelli individuali. In tempi più recenti, con la nascita del cosiddetto “post-modernismo”, questa voce è stata sostituita da un narratore più incerto e  meno affidabile, che si esprime sia in terza persona (vedi il romanzo Espiazione di Ian McEwan) sia in prima (come ad esempio Quel che resta del giorno di Kazuo Ishiguro).

Ancora oggi tuttavia, diventa inevitabile scegliere il narratore onnisciente quando si vuole attribuire alla narrazione un carattere di universalità, di ordine strutturato e affidabile: ciò comunica l’idea che ci sia un’entità separata dagli altri personaggi, collocata su un piano più alto e in grado di conoscere anche ciò che succede nei loro cuori e nelle loro menti. Il che inevitabilmente, contribuisce a creare un effetto di suspence che inchioda il lettore alla pagina.

Analizziamo il celeberrimo incipit del Racconto di due città di Charles Dickens:

Era il tempo migliore e il tempo peggiore, la stagione della saggezza e la stagione della follia, l’epoca della fede e l’epoca dell’incredulità, il periodo della luce e il periodo delle tenebre, la primavera della speranza e l’inverno della disperazione…

In questo caso emerge in modo chiaro l’atmosfera di attesa e tensione creata dal narratore onnisciente, che con poche, decise pennellate ci trasporta immediatamente nel cuore della storia: un mondo tessuto intorno al mito e alla verità, perché la voce narrante suona autorevole, fiduciosa e tradizionale, suscitando l’attenzione del lettore.

Lo stesso avviene in un esempio più moderno, Il nome della rosa di Umberto Eco. In questo caso il racconto è affidato all’anziano monaco Adso da Melk, che utilizza la prima persona per raccontare eventi e dettagli ai quali ha assistito personalmente:

Forse, per comprendere meglio gli avvenimenti in cui mi trovai coinvolto, è bene che io ricordi quanto stava avvenendo in quello scorcio di secolo, così come lo compresi allora, vivendolo, e così come lo rammemoro ora, arricchito di altri racconti che ho udito dopo – se pure la mia memoria sarà in grado di riannodare le fila di tanti e confusissimi eventi.

Cosa sarà avvenuto in quello scorcio di secolo? Quali saranno i “tanti e confusissimi eventi” che Adso si accinge a narrare? Tutto è nelle mani – o meglio, nella testa – del narratore onnisciente, che tira le fila della storia e possiede le chiavi per accendere il cuore e l’attenzione dei lettori.

Personalmente, nella mia attività di ghostwriter e curatrice di rado ho l’occasione di utilizzare questo tipo di prospettiva in un testo. Ma chiunque si occupi di scrittura e ami la buona letteratura può trarre piacere dall’impararne punti forza e debolezze, limiti e benefici, per poi riconoscere  i passaggi nei quali è applicata e quindi assaporare a fondo le sfumature di cui sono punteggiati tanti capolavori di ogni tempo.

 

 

Ghostwriter